La notizia della scomparsa di Elio Fiorucci mi tocca non solo come fashion victim, ma come amante della grande cultura Pop, quella che in Italia viene sempre vista non bene e spesso ridicolizzata.

La moda di Elio Fiorucci era una moda energica, allegra, bizzarra – giuro che volevo usare questo termine da tanto – ma anche colta e ragionata: Lui era POP nel senso di popular, nel senso che lavorava per il popolo, nel senso più alto del termine.

Dalla nascita del marchio negli anni ’70 alla filosofia di Love Therapy quella di Fiorucci è una storia che in quarantanni si è nutrita di arte, musica, cultura nel suo stadio embrionale e underground.

La sua storia non poteva non incontrarsi con quella di Andy Warhol. La loro visione iper pop anche un po’ plastica della vita, le celebrities, la voglia di trasformare e cambiare la società li unirà.

Leggendo Facebook e i vari ricordi mi hanno colpito quello di Sabrina Baldi: “Ho avuto la fortuna di lavorare con Elio Fiorucci a New York….persona energica, un sognatore che non aveva paura di andare contro corrente.”

Di Chiara Boni: “Dietro la genialità di rottura che lo ha reso famoso in tutto il mondo, risplende, a colori, la sagoma pura della sua grande umanità. Ha insegnato ai ragazzi che -la fine della paura, è l’inizio della vita-. La vera magia sta nella capacità di far accadere le cose”.

La semplicità con cui lo ha descritto Marta Flavi: “Ho vestito le sue creazioni, colorate facili e accessibili da ragazza, l’ho conosciuto da donna, una persona sensibile speciale e “giovane” anche a 80 anni!”.

Quello di Marco Magalini: “I grandi sono persone semplici, che non hanno paura a dimostrare la propria stima per gli altri.

Sono persone che hanno voglia di insegnare, condividere, arricchire chi sta loro vicino. Non hanno paura di donarsi, regalare un sorriso, offrire un conforto. Non hanno paura di mettere e mettersi in gioco, rischiare, rivoluzionare, evolvere, ammettere i propri sbagli. Le paure sono ben altre. Elio era uno di questi grandi. Uno di quelli che non ti giudica perché sei giovane e magari inesperto.

Era uno che ti guardava negli occhi ed era lì che cercava delle risposte, ed era lì che ti donava il suo amore. La sua Love Therapy era il suo manifesto di vita, la sua ricetta.

Dall’aperitivo bevuto in stazione di Monfalcone andando a Mittelmoda, alla scelta di essere ambassador del nostro allora piccolissimo Designspeaking, supporter sincero del mio libro in ogni occasione. Lui era uno che credeva davvero nell’amore”.

Lo status di Stefano Guerrini: “Ricordo la tesi su di lui allo Ied, da me seguita…ricordo la sua presenza il giorno della tesi. Il suo entusiasmo, la sua voglia di raccontarsi, ma anche la voglia di conoscere tutto, il suo essere sempre giovane. Un esempio per chi alla moda si avvicina e per chi la moda dopo anni prova ancora a farla, come me, a modo mio, che è anche un po’ a modo suo…cioè senza snobismi, con passione, con uno spirito pop, nel senso di popolare, nel senso che nelle radici c’è la voglia di condividere…concludo con il ricordo delle volte che l’ho incrociato dopo quella esperienza, il mio imbarazzo, sempre, perché ero in presenza di un mito, di un mio idolo, che aveva conosciuto Keith Haring e Warhol…dettagli importanti per quel ragazzino che rimase fulminato dal mondo Fiorucci nei lontani anni ’80…e che è ancora qui, nonostante l’età anagrafica non sia più quella di un ragazzino. Ci mancherai Elio.”

E quello “scanzonato” di Maria Luisa Frisa:”Ciao Elio, sono una di quelle ragazze che negli anni settanta si metteva i tuoi jeans stendendosi sul letto altrimenti la cerniera non si chiudeva.

Poi comprava le cinture con topolino e quelle in oro, ma anche quelle a fiori che sembravano di Wharhol. Poi mi ricordo una maglietta rosa che quando me la mettevo stavo benissimo”.

Per Elio Fiorucci parlano ovviamente le sue memorabili acrobazie culturali, ma se voleste leggere la sua storia vi consiglio il libro di Luisa Valeriani: “Elio Fiorucci quarantanni di arte, design e moda“, editore: Meltemi

Il negozio di Fiorucci a Milano era un luogo di culto per chi amava la moda negli anni ’80 e sono felice di essere riuscito a vederlo prima che diventasse H&M. Per me Fiorucci erano gli adesivi Panini che vedevo sui diari di mia sorella negli anni’80. Era gli anni ’80, era l’eccesso, il colore, la look generation di cui era guru.

Sono cresciuto con il rispetto del nome Fiorucci. Purtroppo non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo per fargli mille domande sullo Studio54 su Warhol, Haring, Grace Jones e ovviamente Madonna.

Ciao Elio però glielo posso dire!

A proposito dell'autore

Secondogenito e gemelli: questo la dice lunga sul mio carattere. “Ottantologo”, Pop addicted, nel corso degli anni ho collaborato con diverse testate, tra cui L@bel, Progress e Aut. La moda è la mia passione più grande perché è cultura, è visione sociologica della vita e del mondo. Freitag addicted le vorrei avere tutte. La Rete è la mia seconda casa. Sono dieci anni che il mio avatar è Psikiatria80, nome del mio primo blog, ma anche di tutti i miei profili sui tanti social network.

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