A Roma, nel quartiere Testaccio, Simone Pieri, artista, costumista per ballo da gara e pattinaggio su ghiaccio, addicted topop , fashion designer, ha aperto “Simone a Testaccio” un piccolo spazio che definirlo “solo” negozio non rende l’idea. 

Simone a Testaccio”, nonostante sia stato inaugurato pochi giorni prima del lockdown, è diventato in pochissimo tempo un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere – Testaccio per i non romani è considerato il cuore della vecchia Roma, un quartiere che ha sempre saputo mixare tradizione popolare e rivoluzione culturale – che passano per un saluto, per commissionare un quadro o altro, vedere Simone che lavora alle sue creazioni e per scoprire qual’è l’outfit scelto per la giornata.

Perché la prima vera creazione di Simone Pieri, amante della cultura Pop, dei cartoni animati che hanno allietato i pomeriggi della generazione X, del Kitsch, del Trash, dell’ironia e di alcune dive in particolare, è Simone stesso. 

La cosa fantastica di Simone a Testaccio è che, nonostante, sia carico all’inverosimile di un mix match di colori, oggetti, immagini, è un luogo che ti rilassa e ti permette di staccare dalla realtà e ritrovare anche un po’ quella leggerezza che avevamo quando quei personaggi che troviamo dipinti, stampati sulle felpe, che danno vita a lampade, orecchini e accessori vari, negli anni ’80 e ’90 erano i nostri miti e che, ammettiamolo, non hanno mai smesso di esserlo -.

Durante il nostro incontro alle nostre spalle per tutto il tempo, da un fantastico televisore della Disney con le orecchie topolino, sono passate le immagini di “Non è la Rai” direttamente dalle videocassette che Simone registrava allora.

Ciao Simone, innanzitutto grazie di avermi ospitato in questo luogo fantastico. Tu sei un artigiano, un artista, spazi da oggetti di arredamento a quadri e accessori da indossare. Quando hai sentito la necessità di creare questo spazio? Cosa significa essere un artigiano oggi?

Sono una persona molto ottimista e non nascondo che mi piacerebbe trovare un modo per far star bene le persone per fargli rivivere quella leggerezza e spensieratezza che si ha nell’infanzia.

Le mie creazioni parlano innanzitutto di questo, i protagonisti delle mie opere sono i personaggi che ho scoperto da bambino. Quando ho pensato al mio spazio ovviamente mi sono chiesto se questo messaggio sarebbe stato capito e dal riscontro che sto avendo posso dire che è arrivato forte e chiaro. 

Essere un artigiano significa creare oggetti unici, avere un rapporto diretto con il cliente, far riscoprire il piacere – e non il lusso – del tempo passato nella  bottega, significa far capire perché un oggetto da me ha un costo e in un altro negozio ne ha un altro, far riscoprire il piacere di avere un pezzo che non trovi da nessun’altra parte perché, anche nel caso di soggetti “mainstream”, il tratto, lo stile sono diversi da artista ad artista

Con uno sguardo superficiale si potrebbe pensare che ti limiti a fare cose Kitsch ma osservando bene e lasciandosi catturare esce tutta la tua cultura Pop e non solo.  Quando capisci che qualcosa potrebbe diventare un tuo pezzo? 

Come per le persone le rughe, o l’assenza, sono il racconto del loro vissuto così per gli oggetti i graffi, le ombreggiature sono il segno del tempo. Il graffio, il “difetto” mi attrae per questo motivo, mi fa pensare a quanto quell’oggetto abbia reso felice qualcuno e quella memoria emozionale mi fa pensare a quanto, trasformandolo, abbinandolo in modo inusuale, possa rendere felice qualcun altro.

C’è un’icona di cui non ti stancheresti mai?

Allora qui devo dare due risposte e motivarle. La prima è Moira Orfei che è ovunque. Di lei ho sempre amato quel gusto per l’eccesso così sfacciato da diventare rassicurante e familiare e elegante. Moira ha saputo creare un’immagine e restarle fedele fino alla fine. Ha saputo fregarsene del giudizio e del pregiudizio e questo per me è stato un grande insegnamento e rappresenta appunto il mio approccio alle cose e alla vita. 

La mia vera icona personale che ho è Ambra Angiolini. Quando tornavo da scuola “Non è la Rai” per me era un appuntamento imperdibile e vedere Ambra, poco più grande di me, capace di passare da antipatica a super simpatica, di non farsi schiacciare dalle critiche, di condurre un programma così importante mi dava un’energia e una carica grandissima.

Erano gli anni dell’adolescenza e a scuola venivo preso in giro per come mi vestivo, per quello che ero, ma lei ogni giorno era lì per farmi capire che me ne dovevo andare avanti con le mie idee.

Finito il programma è stata capace di fare altro, di superare tantissime critiche che le sono arrivate e ha dimostrato il suo valore e lo fa anche oggi. Ammetto che non è facile fr capire perché ci leghiamo così ad un personaggio ma per me lei è stata una ragazzina prima e una donna oggi capace di trasmettermi tantissimo.

Chi sceglie le tue creazioni? Hai mai detto no ad un progetto perché non lo sentivi tuo?

Chi sa cos’è la leggerezza e l’ironia. Chi non si è lasciato ingrigire dalla vita. Ho delle clienti anche avanti con l’età che scelgono i pezzi più assurdi che faccio perché per loro aver superato gli anta, essere nonne, non è un limite.

No, un no vero e proprio no. Avendo la fortuna di ragionare con il committente del lavoro che devo fare riusciamo sempre a trovare un punto d’incontro tra i consigli che do io e le idee del cliente.

Cos’è per te il Pop?

Come dice la parola stessa Pop è tutto ciò che è popolare e quindi deve essere accessibile a tutti, ed è importante questo messaggio in quanto l’arte pop parla di tutti noi di cose leggere e di cose serie, parla dei nostri ricordi del nostro presente del nostro futuro. Persone come me, riescono ad esprimere sfumature più con la pittura che con le parole. I colori accesi che utilizzo sono tutte pillole di felicità che vorrei far ingerire alle persone in modo da rendere gioiose le loro giornate anche solamente dando uno sguardo ad una tela. Emozionarsi e far emozionare è il dono più bello che ci è stato dato quindi dobbiamo lasciarci andare di più ed esternarle senza paura.  Viva le emozioni sopratutto quelle tutte colorate.

Prima di salutarti vogliono farti un’ultima domanda, a parte Ambra ovviamente, mi sai dire su due piedi tre personaggi che ami che vorresti che venissero a scoprire il tuo mondo?

Per me che amo i colori e vedo il mondo a colori ogni persona o personaggio per me ne ha uno e ti rispondo molto facilmente perché ho le idee ben precise ovviamente l’ordine in cui le citerò non è per importanza. 

Mi piacerebbe domani vedere Elvira , Cassandra Peterson, arrivare favolosamente Dark per portare il nero della notte e del glamour più malizioso. Elvira oltre a dipingerla me la sono tatuata perché non si può non amarla.

L’altra è Syria perché, oltre ad aver scritto “Sbalzo di colore” che per me è un manifesto, ha un’anima coloratissima e durante il lockdown ho scoperto le sue casette e i suoi quadri e qui si sentirebbe davvero bene. E naturalmente l’arcobaleno Cristina D’avena, siamo cresciuti con le sue sigle e ogni volta che le ascoltiamo o andiamo ad un suo concerto torniamo bambini e poi con i due cd dei duetti ha fatto esattamente quello che faccio io con le mie opere. Ha ridato nuova vita a Brani che abbiamo amato e che ci hanno resi felici rendendoli attuali e diversi per regalarci nuova gioia.