This has got to be a special tribute to the houses of New York.
Le Beija, Extravaganza, Magnifique, St. Laurent, Omni, Ebony, Dupree.
In my black tights just throwing shade. Doing this dance that some queen made.
(Malcolm McLaren “Deep in Vogue”).
L’abito di Cristian Siriano indossato da Billy Porter sul Red Carpet degli Oscar 2019, oltre ad essere geniale, è un chiaro messaggio di un punto di non ritorno toccato dalla comunità Lgbt+ rivolto a tutte quelle forze conservatrici e oscurantiste che hanno pericolosamente rialzato la voce, a 50 anni esatti dalla notte di Stonewall dove tutto ebbe inizio. La libertà una volta provata non si dimentica e non si ha voglia di tornare invisibili.
Billy Porter quest’anno ci ha regalato una magistrale prova di attore in “Pose” di Ryan Murphy e, come hanno ricordato si instagram i membri della House of Xtravaganza, il suo outfit era una citazione all’iconico Hector Xtravaganza.
In “Pose” lui è l’animatore, il mastro cerimoniere della Ballroom dove si sfidano in varie categorie, shade on the floor e shade oratorie, la House di Elektra Abbundance è quella della figlia rinnegata Blanca Evangelista.
Pose racconta come vivevano nella New York degli anni ‘80 le persone Lgbt+ afroamericane, ispaniche, Trans, reiette all’interno della loro stessa comunità che era, nonostante le discriminazioni e l’assenza di riconoscimento sociale, bianca e machista.
Il mondo delle Ballroom della loro importanza sociale è stato raccontato negli anni ‘90 in “Paris si Burning”, omaggiato da Malcolm McLaren in “Deep in Vogue” e reso mainstream, almeno nella sua forma espressiva il Voguing, da Madonna con “Vogue”.
Ma prima di “Pose” nessuno aveva dato una narrazione, anche romanzata, così precisa e capace di catturare l’attenzione anche di chi quel mondo non sa davvero nulla, neppure Ru Paul con il suo “Drag Race” perché, pur impostando tutta la gara sul modello di una ball, lascia tutto per scontato e quindi parole come Xtravaganza o Eleganza sembrano più un gioco linguistico di un italiano storpiato.
La Ballroom scene negli anni è uscita dal ghetto e con le sue House e le sue regole è attivissima a livello internazionale dall’America alla Francia, passando per il Giappone, la Danimarca, la Russia e l’Italia.
Proprio qui in Italia a Roma da poco si è svolto una Ball – lo so che in italiano sarebbe un ball ma visto il tema i generi e i loro limiti lasciamoli a casa – e ho voluto incontrare un Giorginajiji Father della Kiki House of Mùnera e kid della House of Ultra Omni.
Innanzitutto un commento sull’outfit di Billy Porter!
Cosa dire?? L’ho amato!! come hai già detto tu è un omaggio alla ballroom scene e in particolar modo ad Hector Xtravaganza, la cui recente scomparsa ha sconvolto tutta la nostra comunità. In più devo dire che è un grande orgoglio per la nostra comunità essere in questo senso rappresentati in un Red Carpet così importante. è arrivato il momento di rompere le barriere del binarismo di genere e Billy Porter lo ha fatto davanti a tutto il mondo.
Tu sei romana come hai scoperto la Ballroom scene?
L’ho scoperta da “ballerina”. Mi sono avvicinata al voguing nel 2009 grazie ad Annalisa Marcelli e Sarah Pandolfini.
Nel 2010 sono andata a New York dove ho potuto studiare con grandi esponenti della scena. Nel 2011 sono entrata a far parte della House of Ninja con estremo piacere.
Da lì ho deciso di andare oltre la danza e capire tutto ciò che c’era dietro. Così ho capito che il voguing era solo una piccola parte di un mondo fantastico dove potevo finalmente sentirmi libera e fiera di essere ciò che sono. Nel 2013 mi sono laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi sul voguing e la ballroom scene. Scriverla mi ha permesso di capire tante cose e aggiungere tutti i tasselli mancanti del puzzle. Nonostante questo ti dico che ancora oggi mi trovo a scoprire cose sempre nuove di questo mondo ed è probabilmente questo per me il fascino più grande della ballroom scene.
Quando hai partecipato alla tua prima Ball cos’hai provato?
Allora, la mia prima ball è stata a Rotterdam nel 2013 credo (prima avevo partecipato solo a “contest di voguing”). Non avevo ancora le idee chiare su quelle che sarebbero diventate le mie categorie (runway e old way) e partecipai in runway e face. In runway presi un chop da un giurato, quindi non passai le selezioni. Nonostante la delusione iniziale mi sentii completamente a casa.
Sono sempre stata in sovrappeso e questo mi ha portato diverse difficoltà e umiliazioni come donna e ballerina. La ballroom scene mi fece sentire da subito la persona giusta, nel luogo giusto, al momento giusto. Ho imparato così ad amare ogni centimetro quadrato del mio corpo (e credimi sono tanti ahahah).
Come sei entrata a far parte della House of Ultra Omnia e perché risulti anche Father della Kiki House of Mùnera?
Nella ballroom scene esistono due scene: la main scene e la kiki scene. La kiki scene è stata creata successivamente alla main scene ed è stata fortemente voluta da enti che promuovevano la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili proprio nel momento in cui l’HIV e l’AIDS hanno fatto la loro dolorosa comparsa. In più la kiki scene è una scena più alla mano, appunto kiki, dove la competizione resta ma l’atmosfera è comunque più distesa.
Le due scene di base funzionano allo stesso modo quindi si può appartenere ad una house in main scene e una house in kiki scene.
Durante il mio percorso nella ballroom scene ho incontrato diverse persone che mi hanno supportato e dato preziosissimi consigli tra cui Archie Burnett Ninja (il mio vogue father), Benny Ninja (ex father della House of Ninja) e Marina Ultra Omni (mother dell’eurasian chapter della House of Ultra Omni).
Con Marina negli anni (anche quando ero ancora parte della House of Ninja) si è creato un bellissimo rapporto di stima reciproca. Quando ho lasciato la House of Ninja del 2017 ho deciso di essere per un po’ 007 (quindi di camminare non facendo parte di alcuna house).
Dopo un po’ di tempo, durante il quale il rapporto con tutti gli Ultra Omni diventava sempre più forte, Marina mi ha chiesto di entrare nella House e ho accettato con le lacrime agli occhi. I principi della House corrispondono ai miei principi e fin da subito (e ancora prima di essere parte di loro) gli Ultra Omni mi hanno davvero fatto sentire a casa.
Per quanto riguarda la kiki scene invece, qualche tempo fa io e Annalisa Marcelli abbiamo deciso di fondare la kiki House of Munera.
In realtà tutto veniva da una situazione già esistente dal 2011, che però possiamo dire non rispettava a pieno le regole e i meccanismi della Ballroom scene. Così abbiamo deciso di fare un reset e ricominciare tutto da capo nel 2017 creando una kiki house con le persone che sentivamo vicine personalmente e a livello di ideali. Da lì Annalisa ha assunto il ruolo di Mother della kiki house of Munera e io quello di father.
Ora la house conta 24 membri sparsi su tutto il territorio nazionale. Con l’aiuto e la presenza di tutti i componenti della House organizziamo kiki functions tra cui l’ultima “The new world kiki function” dove abbiamo ospitato il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli” che si occupa da sempre di prevenzione e informazione sull’Hiv e l’Aids e di lotta a tutte le forme di pregiudizio e esclusione sociale.
Domanda che so già essere retorica hai visto Pose? Promossa o bocciata? In entrambi i casi perché?
Assolutamente sì. L’ho praticamente divorata in 2 giorni. La trovo bellissima. Sì, è ovviamente romanzata, ma è palese il contributo della ballroom scene nella sua realizzazione che la rende molto vicina alla realtà. Quindi assolutamente promossa! Se posso dare un consiglio c’è anche un’altra serie che però da noi non è ancora arrivata che si chiama “My House” ed è molto più documentaristica. Davvero interessante per chi vuole sapere di più sulla ballroom scene.