Con Mauro Angelozzi condivido molte passioni e follie, la più importante è Madonna. Lei la troviamo in tutte le cose che amiamo. Questo è il racconto di chi è Madonna per lui.

Mauro Angelozzi:

1998. Avevo 13 anni quando guardando Sanremo feci la mia diretta conoscenza con Madonna. Anteprima mondiale di Frozen, abito nero, lunghi capelli rossi, ricci e voluminosi, henné sulle mani, una presenza eterea, sofisticata e spirituale.

Rimasi rapito dall’eleganza di quella esibizione, dalla musica all’esecuzione, l’orchestra, la perfezione di quel nero.

Cosa sapevo di Madonna in quel momento? Ben poco; che ne parlavano tutti e male. Era quella che -rosario al collo- una volta bruciava crocifissi, un’altra si masturbava sul palco e un’altra volta ancora faceva l’autostop nuda. Era la personificazione di quello che né una donna né un’artista dovevano essere.

Questo sapevo, per il sentito dire in una piccolissima Teramo che voleva insegnare alla mia generazione il senso della misura. Quella sera invece mi apparve dentro la tv una personalità mistica, quasi surreale, quanto di più lontano potesse esserci da quello che tutti si aspettavano da Madonna. Fu una rivelazione per me. Intanto vi trovai la mia estetica, mi piaceva tutto, mi piaceva la musica, mi affascinava l’immagine e mi catturava la teatralità.

Capii immediatamente che sul palco c’era un personaggio costruito a tavolino, studiato alla perfezione, in ogni minimo dettaglio portato in scena con la maestria di una enorme professionista. Intuii che Madonna era una trasformista, non era la provocatrice dell’ultima ora ma una portatrice di messaggi.

Madonna non era solo una cantante, troppo riduttivo. Madonna aveva trovato una sua strada nel pop per dire la sua. E la cosa mi piaceva. Capii che quello era il mio pop, era la mia visione, era il mio gusto. E -cosa non indifferente- era solo mio. Tutti intorno a me cercavano altra musica, altre sonorità, altri look, invece io cercavo quello e mi sentivo un outsider. Qualche anno dopo i conti tornarono tutti e divenne chiaro il perché di quel disagio. Pensavo che il mondo fosse un posto bellissimo perché aveva fatto di Madonna una star.

Tuttavia pensavo anche di non essere cittadino del mondo, visto che nella mia piccola Teramo, Madonna era solo un’altra provocatrice e che nessuno la amava come me. E il mondo, quello bello, mi sembrava sempre troppo lontano. Non ho mai smesso di seguire Madonna, ne ho riscoperto il passato e ho amato tutto quello che è uscito dopo. Madonna ha combattuto le mie battaglie, lo ha fatto per me, mi ha teso una mano quando non sapevo nemmeno di averne bisogno. Ha affrontato, col rischio di rovinare la sua carriera, temi taboo come solo le donne possono fare, lo ha fatto da artista ma anche da manager.

Non ha mai lasciato che gli uomini disegnassero la sua strada, ha scelto sempre e solo per se stessa, rivendicando ogni volta l’insindacabile diritto di autodeterminarsi come donna, come artista, come diva, come imprenditrice, come icona. Madonna è stata la prima, in cosa decidetelo voi. Quanto a me, le devo una lunga serie di GRAZIE.

Auguri Madonna.