Do you wanna feell like a woman
Do you wanna feell sexy
Do you wanna dressing Dolce & Gabbana”
D&G “Music 1996*

La prima volta che ho letto il nome “Dolce&Gabbana” ricordo fu negli anni ’90 in un redazionale di “MODA” il magazine diretto da Vittorio Corona.

Ricordo ancora i credit della foto Abito xxx, Caban “Dolce & Gabbana”, Scarpe yyyy. Prima di allora non avevo mai sentito parlare di quel marchio ma quel pezzo era veramente bello. 

Quando leggevo la rivista andavo sempre a cercare  loro abiti perché lo stile che avevano mi piaceva molto.

Stavo vedendo “Truth Or Dare” di Madonna ho sentito la frase:” Ho chiesto a Warren di farmi un regalo .. questa camicia bianca di Dolce e Gabbana” camicia mai mostrata ma entrata nell’immaginario collettivo di tutti.

Quello spot non ricercato, quella testimonial così influente furono per il duo Domenico Dolce e Stefano Gabbana una manna dal cielo.

Se alla prima al festival di Cannes Madonna sceglie di indossare Jean Paul Gaultier, che del tour aveva firmato tutti i costumi, per la prima a New York indossa un loro body tempestato di pietre colorate e cristalli e in una frazione di secondo il loro brand, che riscuoteva già un buon successo, incuriosì un pubblico decisamente più vasto. 

Le loro collezioni si rifacevano alle donne siciliane e mediterranee, avevano come icone di riferimento le dive del neorealismo italiano da Silvana Mangano a Anna Magnani.  Le loro donne sono le donne di Fellini,  PasoliniVisconti indossano scialli, cardigan aderenti da cui si intravedevano bustini, reggiseni, gonne longuette molto caste oppure culotte e guêpière ostentate.

Sfacciate, sensuali, devote e romantiche, le loro donne non erano eteree ma carnali, more e dai colori scuri. Le loro testimonial sono state tante ne cito solo alcune – forse quelle che amo di più – Isabella Rossellini, Monica Bellucci, Sherilyn Fenn e ovviamente Madonna.

Le super Model non hanno mai disertato le loro passerelle. Linda Evangelista, la più camaleontica di tutte, è quella che riesce a incarnare il loro modello estetico anche quando per Steven Meisel diventa un uomo della Little Italy degli anni 30.

Il loro uomo sembra uscita da una novella di Verga impeccabile nei completi dal taglio sartoriale e rigoroso o in canotta bianca e camicia aperta come un bracciante che torna in paese dopo una giornata sotto il sole tra le pale dei fichi d’india.

Il loro è sempre un grande omaggio che non scade mai nello stereotipo, un racconto di una cultura di cui sono innamorati. Domenico per nascita essendo Siciliano, Stefano per passione.

Madonna li vuole per il “The Girlie Show”, quello che segue gli scandali di Erotica, da quel momento il resto è storia; il successo di Dolce e Gabbana è inarrestabile la seconda linea D&G, presentata a Pitti Immagine per la prima volta nel 1994 per sottolineare il carattere Streetwear, nel tempo è cresciuta così tanto che rischia quasi di superare la prima linea e ad un certo punto la chiudono  per concentrarsi sul progetto iniziale.

Profumi, accessori, occhiali, automobili, accessori per la casa, DG firmano di tutto. Nel 1993 disegnano per “Complice” – amavo la loro visione Gipsy della donna – 

Quando decidono di fare il loro ingresso nell’Alta Moda lo fanno in grande stile giocando con la  sperimentazione, con dei volumi esasperati e soprattutto sul sogno. Se la loro musa ispiratrice è da sempre la Sicilia la prima icona a cui dedicano la loro Alta Moda non può che essere la protagonista de “Il Gattopardo” che per tutti ha il volto di Claudia Cardinale.

L’avvento dei social ha gettato un po’ di ombre su di loro a livello di polemiche ma è innegabile che quando ti trovi davanti ad una loro vetrina capisci cos’è la loro moda e quanto è sempre perfetta e al di sopra di tutto.
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A proposito dell'autore

Secondogenito e gemelli: questo la dice lunga sul mio carattere. “Ottantologo”, Pop addicted, nel corso degli anni ho collaborato con diverse testate, tra cui L@bel, Progress e Aut. La moda è la mia passione più grande perché è cultura, è visione sociologica della vita e del mondo. Freitag addicted le vorrei avere tutte. La Rete è la mia seconda casa. Sono dieci anni che il mio avatar è Psikiatria80, nome del mio primo blog, ma anche di tutti i miei profili sui tanti social network.

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