Azzardo a scrivere che Silvia Venturini Fendi con questa collezione si è veramente superata.

Dalla palette di colori ai volumi non c’era un pezzo che non fosse perfetto. I volumi non erano solo quelli degli abiti, ma anche dei corpi di chi li ha fatti vivere, in passerella c’era tutto e il contrario di tutto: dalla modella classica a quella più avanti con l’età, quella curvy c’erano donne e c’erano uomini anche loro erano fluidi, dilf, canonici. 

Questa di Fendi è una collezione che vuole poter vestire la società e le sue trasformazioni.

Ogni cliente ha una sua storia, un suo corpo, un’identità, una molteplicità di generi e un’attenta osservatrice come Silvia Venturini Fendi non poteva non rispondere all’esigenze di questa rivoluzione in atto e, ovviamente, lo poteva fare nel modo che le riesce meglio: creando gli abiti che andranno a vestire questa trasformazione; per fare questo non ha stravolto il marchio, infatti ci sono tailleur rigorosi come quello nero indossato da Eva Erzigova, il trench coat di Yasmine Le Bon accanto a abiti più leggeri e impalpabili nella versione maschile e femminile. 

Clutch, maxi shopping bag, borselli, marsupi,  possono essere indossati, anzi devono essere indossati indipendente dal genere.

Una collezione dall’animo ottimista, anche quando sembra severa, seria, che guarda al futuro senza paura.

A proposito dell'autore

Secondogenito e gemelli: questo la dice lunga sul mio carattere. “Ottantologo”, Pop addicted, nel corso degli anni ho collaborato con diverse testate, tra cui L@bel, Progress e Aut. La moda è la mia passione più grande perché è cultura, è visione sociologica della vita e del mondo. Freitag addicted le vorrei avere tutte. La Rete è la mia seconda casa. Sono dieci anni che il mio avatar è Psikiatria80, nome del mio primo blog, ma anche di tutti i miei profili sui tanti social network.

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